domenica 24 ottobre 2010

Maratona di Pescara: il racconto.

Dopo una settimana di riposo dalla corsa, cura della caviglia e faccende familiari varie tra cui un mini trasloco, stasera finalmente torno nella disponibilità del mio pc e, come promesso, vi racconto com'è andata domenica scorsa in quel di Pescara, in occasione della mia prima, ma sicuramente non ultima, maratona.
Arrivo a Pescara verso le 7.40, già munito di pettorale ritirato il pomeriggio precedente, la giornata si preannuncia bella dal punto di vista metereologico, io mi sento nervoso e fino alle 8.20 mi aggiro nella zona partenza ancora in tuta (partenza 9.15 poi divenute 9.30). Alla fine mi decido e mi cambio in auto, breve riscaldamento e stretching sul lungomare, ultima sosta alla toilette e mi ritrovo alla partenza. Ancora non mi rendo conto di cosa sto per affrontare, solo in questi ultimi oggi ho realizzato di avere corso la mia prima maratona, in quel momento fissavo solo le mie scarpe, in silenzio, poi d'improvviso lo sparo e....parto.
Mi ricordo subito di tutte le raccomandazioni ricevute, di tutti gli incorraggiamenti, il primo chilometro a 5.34, bene, tranquillità, all'inizio bisogna sciogliersi, c'è tanto da correre, poi 5.13, 5.14, per stare in un gruppetto, quindi 5.25 e via così, con tranquillità, ottima respirazione, gambe sciolte e caviglia ok.
Si è partiti insieme alla mezza e fà effetto correre a fianco di chi si fermerà al 21° e rotti; infatti quando si arriva alla mezza, intorno all'ora e 50 per me, mi crea un pò di ansia vedere chi è arrivato svoltare verso il gonfiabile e noi, poco più di 200, continuare dritti per percorrere il 2° giro del circuito che ci porterà al 42° chilometro.
Comunque mi sento bene anche se inizio a rallentare un pochino, ma va bene così, forse prima ho spinto in qualche punto per stare dietro a quelli della mezza, ora siamo rimasti in pochi e tutti staccati tra noi, si corre in solitaria, il sole è caldo e non salterò più nè un ristoro e nè uno spugnaggio.
25° chilometro: la caviglia, esattamente il tendine vicino al malleolo esterno, inizia a pungere un pò, a dire il vero pensavo che sarebbe successo prima, tengo fino al 30° quando inizia a fare un pò male costringendomi a rallentare un pò, in particolare ne risente la mia azione di corsa che non è più fluida come all'inizio, corro contratto con la paura dell'infortunio, non sono tranquillo, inizio ad innervosirmi.
Torniamo sul lungomare ed i muscoli flessori delle cosce iniziamo ad indurirsi come pietre; dopo un ristoro mi fermo qualche secondo per stretching specifico e riparto. Al 32° un tizio dell'organizzazione che prendeva i tempi, al mio passaggio mi incita, io gli rispondo che ho male ad una caviglia e lui mi dice di insistere e di non pensarci; ho una vera e propria crisi di pianto che dura qualche secondo (per fortuna che avevo gli occhiali da sole....), è il nervoso che ho per la situazione che si è creata, la caviglia che sembrava essere tornata a posto si era decisa a farmi saltare tutto per aria, 4 mesi di sacrifici da mandare a benedire così? Continuo a correre, non più ai ritmi prefissati omai ma poco importa, devo arrivare al traguardo, l'importante è arrivare, in tre occasioni percorro 2/300 metri al passo di marcia dopo aver fatto stretching ai flessori, al 40° penso che mi si deve solo rompere qualcosa per impedirmi di arrivare al traguardo. Arrivo con il tempo che sapete, medaglia al collo e complimenti di rito che comunque fanno piacere, mi accascio ad una transenna e non sò che pensare, se ridere o piangere, non faccio nulla e mi vado solo a rifocillare.
Dopo due giorni parlavo già di correre la maratona di Roma del 2011 mentre mia moglie mi guardava stralunata, questo è quanto di positivo mi ha lasciato la maratona. Di negativo ho patito per un piccolo infortunio non ben guarito che in gara mi ha presentato il conto, impedendomi di stare entro le 4 ore come speravo, ma soprattutto ho capito che devo migliorare la mia preparazione, che effettivamente non può essere fatta di sola corsa (vd problemi ai flessori....).
Devo inoltre migliorare sotto l'aspetto psicologico nella gestione della fatica.
Un'esperienza incredibile ed unica che ti fà sentire diverso.

7 commenti:

  1. Bravissimo! pensare alla prossima è già molto positivo; ora cerca di sistemare i danni e ... ancora complimenti!
    agnese

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  2. Bel racconto di viaggio! Capisco molto bene la voglia di correre la prossima: anch'io ho vissuto così le fatiche della mia prima maratona (tra l'altro con una crisi ben più tosta della tua). Buon riposo e tieni da conto la caviglia.

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  3. Oggi poi ho ripensato ad una cosa e, più di qualcuno mi ha detto che ho toppato: fino al 10/12 km non ho usufruto dei ristori, ho tirato dritto pensando di non averne bisogno, ed invece probabilmente ne avevo bisogno fin da subito, visto poi la crisi giunta dopo il 30°. Comunque grazie ragazzi, faccio tesoro di tutto, critiche e complimenti, voglio migliorare compatibilmente con la mia età, sia anagrafica che sportiva.

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  4. un classico, si dice mai più e subito dopo ci si ripensa.... hai saltato il fosso!

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  5. x theyogi: hai proprio ragione, la maledivo mentre correvo i km della sofferenza, il giorno dopo l'avrei ricorso, la stessa, per rivincita personale. Ed ancora ci penso, km dopo km.

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  6. Maurì, ormai stai di quà, e devo dire che hai fatto una maratona cazzuta! Due giri da 21km sono roba da psicopatici e tu li hai fatti!
    Sei un grande!
    Riposa bene e riparti a manetta! ;)

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  7. Hai fatto una maratona come tanti fanno le prime volte che affrontano questa distanza, ma non ti devi preoccupare perchè questi sbagli servono, se di sbaglio si tratta, a farti capire cosa migliorare e cosa cambiare, intanto vedi di stare bene con la caviglia, il resto poi verrà meglio. comunque complimenti !

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